Affrontare la dispersione scolastica e la povertà educativa: Una pista di studio per degli interventi efficaci

di Mario Di Maio e Gennaro Salzano 

“Il mondo può essere salvato
solo dal soffio della scuola”.
(Talmud)

1.Introduzione

In  seguito al  Convegno Nazionale ANDIS del marzo 2024, su abbandono scolastico e povertà educative, il Direttivo Provinciale Andis di Napoli, dopo un’approfondita riflessione, ha sentito l’esigenza di elaborare un documento programmatico, attraverso il quale implementare azioni concrete, per un articolato approccio alle complesse problematiche emerse sul tema, mediante interventi di affiancamento nelle scuole, in modo tale che i contributi, pure preziosissimi e di grande rilevanza pedagogica e scientifica evidenziati nel corso del Convegno, non si riducessero ad un mero momento occasionale e limitato al periodo in cui esso si era tenuto.

Per quanto attiene al profilo normativo, che ha fatto da supporto al nostro intervento, importanti indicazioni alle scuole erano state emanate dal Ministero attraverso il D.M. n. 170 del 24/06/2022, per progettare o riprogrammare, su base pluriennale, piani di intervento per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica.

Il suddetto D.M. ne evidenziava i principali obiettivi di prevenzione e di contrasto:

  •  il potenziamento delle competenze di base a partire dal primo ciclo, con particolare attenzione a coloro che presentassero fragilità negli apprendimenti, tramite un approccio di tipo preventivo dell’insuccesso scolastico;
  • il contrasto alla dispersione scolastica, attraverso un approccio globale e integrato che valorizzasse la motivazione e i talenti di ogni discente all’interno e all’esterno della scuola, in raccordo con le risorse del territorio;
  •  il miglioramento dell’approccio inclusivo della didattica curricolare ed extracurricolare delle istituzioni scolastiche in un’ottica di personalizzazione dell’apprendimento.

Il DM indicava altresì le modalità operative da privilegiare:

– “attività di co-progettazione e cooperazione fra la scuola e la comunità locale, valorizzando la sinergia con le risorse territoriali sia istituzionali (servizi sociali e sanitari, del lavoro, della giustizia minorile, di orientamento e formazione professionale, etc.) che del volontariato e del terzo settore, per migliorare l’inclusione e l’accesso al diritto allo studio a tutti;

– ciascuna istituzione scolastica […] costituisce un gruppo di lavoro per il coordinamento della prevenzione della dispersione scolastica, individuando uno o più docenti referenti, con il compito di rafforzare l’autonomia scolastica in materia di prevenzione della dispersione, migliorare l’organizzazione interna in chiave inclusiva e gestire le relazioni con eventuali altri soggetti”.

2. Piano di affiancamento

Queste le premesse sulle quali il Gruppo di ricerca sulla dispersione scolastica (Paolo Battimiello, Michele Candida, Silvana Casertano, Lucia Di Lorenzi, Mario Di Maio, Nino Marchesano, Gennaro Salzano), nato in gran parte all’interno del Direttivo Andis Napoli, si è proposto d’implementare un’approfondita pista di studio ed un articolato piano d’intervento sul quale far riflettere ed operare l’istituzione scolastica che, volontariamente, voleva condividerlo ed attivarlo.

Il gruppo, dopo una serie d’incontri per approfondire le principali tematiche relative alla dispersione sia quella esplicita, sia quella implicita, ha prodotto un articolato dossier che potesse costituire la cornice concettuale ed operativa del Piano di affiancamento, privilegiando la pista della ricerca-azione sul campo. Esso ci ha permesso di evidenziare alcuni aspetti fondamentali della problematica.

3.La dispersione scolastica

La scuola rappresenta uno dei pilastri fondamentali per la crescita personale e lo sviluppo socio-economico di una nazione. Tuttavia la dispersione scolastica rappresenta uno dei fenomeni più preoccupanti che minano l’efficacia del sistema educativo.

Essa non solo compromette il futuro individuale di molti giovani, ma incide anche negativamente sul tessuto sociale ed economico del paese. La dispersione scolastica si manifesta, com’è noto, in due forme principali: “esplicita”, quando lo studente abbandona definitivamente il percorso di studi, e “implicita”, quando lo studente prosegue formalmente la scuola senza però acquisire competenze significative.

La dispersione scolastica, purtroppo, evidenzia il fallimento del sistema educativo nel garantire un livello minimo di istruzione e competenze agli studenti. È un fenomeno complesso e multifattoriale, influenzato da variabili individuali, familiari, sociali ed economiche.

In Italia, la dispersione esplicita è spesso misurata attraverso il tasso di “Early Leavers from Education and Training (ELET)”, ossia la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che non hanno completato il ciclo secondario e non seguono alcun percorso formativo, mentre quella implicita, più insidiosa e difficile da rilevare, riguarda gli studenti che, pur frequentando la scuola, non raggiungono livelli adeguati di competenza. Tali studenti possono essere promossi formalmente ma non sono in grado di utilizzare in modo efficace le conoscenze acquisite.

I primi “hanno maggiori probabilità di essere disoccupati o inattivi; di essere impiegati in lavori mal retribuiti con scarse o nulle prospettive di formazione e di ulteriore avanzamento di carriera; sono più inclini all’esclusione sociale e alla povertà, inclusa la povertà lavorativa; e hanno maggiori probabilità di sperimentare livelli inferiori di salute, benessere e soddisfazione di vita”. Gli altri, comunque, non possiedono le competenze necessarie per svolgere, a pieno titolo, un ruolo attivo e consapevole nel contesto socio-culturale nel quale si muovono.

Nell’ambito del nostro approfondimento, abbiamo evidenziato che le cause della dispersione esplicita sono numerose e complesse. Esse sono da annoverarsi nei fattori socio-economici, come la povertà, l’esclusione sociale e le difficili condizioni abitative che spingono spesso i giovani a lasciare la scuola per contribuire al reddito familiare.

Il contesto familiare con famiglie con basso livello di istruzione o disinteressate al percorso scolastico dei figli che possono influenzare negativamente la motivazione allo studio ed ancora l’insuccesso scolastico con bocciature e difficoltà di apprendimento che possono generare frustrazione e abbandono, costituiscono altri due formidabili motivi per la disaffezione alla Scuola.

Abbiamo analizzato anche le cause della dispersione implicita arrivando alla conclusione che la Didattica poco “inclusiva” con metodologie trasmissive, scarso uso di tecnologie e mancanza di personalizzazione possono lasciare indietro gli studenti. Un altro fattore fortemente negativo è il clima scolastico caratterizzato da scarse competenze relazionali del docente. Un ambiente poco stimolante o ostile può scoraggiare la partecipazione attiva. Non bisogna trascurare, inoltre, le difficoltà personali o psicologiche: ansia, depressione, disturbi dell’apprendimento o del comportamento possono compromettere l’esperienza scolastica. Un ruolo determinante, infine, è giocato dalle strategie valutative non coerenti: la promozione automatica o la mancanza di una valutazione attenta può nascondere il reale livello di preparazione degli studenti.

4. L’intervento

L’opera di affiancamento che ha visto coinvolte, attraverso l’interessamento e la partecipazione dei Dirigenti scolastici e dei docenti, tre Istituzioni scolastiche, una di Scuola Secondaria di secondo grado e due Istituti comprensivi della Provincia di Napoli ha avuto come finalità una riflessione partecipata sulle problematiche relative alla dispersione avendo, tra gli altri, come riferimento teorico il “professionista riflessivo” di Schon.

L’“agire riflessivo” è un costrutto epistemologico la cui natura è descritta nei due maggiori contributi del filosofo americano (1993; 2006), nei quali “il professionista che agisce in “maniera riflessiva” è colui che si pone come ricercatore e – grazie a tale atteggiamento – accresce conoscenze e competenze riflettendo sull’azione mentre essa si svolge.”

La pianificazione dell’intervento formativo ha previsto tre incontri pomeridiani, così strutturati:

1) un primo incontro realizzato attraverso l’implementazione di un “focus group tra pari” con i docenti con incarichi di responsabilità (funzioni strumentali, referente per la dispersione scolastica, responsabili dei dipartimenti, ecc.) della scuola. Detto incontro, attraverso un metodo dialogico, ci ha permesso, attraverso delle domande-guida di identificare le principali problematiche relative all’argomento in oggetto, come l’Istituzione scolastica le ha affrontate, quali difficoltà sono state rilevate, il contesto delle famiglie e, più in generale quello socio-culturale del Territorio.  Il focus, come da modalità standard, ha visto la partecipazione da un minimo di 8 ad un massimo di 12 dei partecipanti, tranne che per la Scuola Secondaria di secondo grado che ha presentato un numero di docenti presenti oltre la ventina, per cui il conduttore del focus ha dovuto rimodulare la procedura.  La scelta del focus group si è concretizzata come una intervista di gruppo, “una sorta di situazione di laboratorio che consente di riconoscere le dinamiche relazionali che entrano in gioco in quel contesto scolastico, e dunque di acquisire informazioni non solo sulle opinioni dei singoli, ma anche sul clima e sulla cultura di scuola”

2) Un secondo incontro laboratoriale (formazione situata) ha visto gli insegnanti utilizzare due strumenti, che sono stati proposti dai due conduttori, che consentissero un’analisi più attenta a procedure di tipo scientifico e logico quali l’analisi SWOT e il diagramma di Ishikawa.

La metodologia SWOT, acronimo di Strengths (Punti di Forza), Weaknesses (Punti di Debolezza), Opportunities (Opportunità) e Threats (Minacce), rappresenta uno strumento fondamentale nell’analisi strategica. Essa permette di valutare i fattori interni ed esterni che possono influenzare un’organizzazione, un progetto o una decisione. I punti di forza e di debolezza sono attributi interni all’entità analizzata, come risorse, competenze o carenze gestionali. Le opportunità e le minacce, invece, derivano dall’ambiente esterno, includendo gli esperti esterni, fondi attribuiti alle Scuole per iniziative e progetti di vario tipo, per le opportunità, cambiamenti normativi che appesantiscono l’organizzazione,

contesti socio-ambientali negativi, ecc. per le minacce.

L’analisi SWOT si presenta tipicamente come una matrice 2×2, dove vengono elencati i quattro elementi, fornendo una visione sintetica e chiara della situazione. L’obiettivo è utilizzare i punti di forza per sfruttare le opportunità e mitigare le minacce, superando al contempo le debolezze.

Il Diagramma di Ishikawa, noto anche come diagramma a lisca di pesce o diagramma causa-effetto, è uno strumento visuale utilizzato per identificare le potenziali cause di un problema specifico. Sviluppato da Kaoru Ishikawa negli anni ’60, il diagramma rappresenta il problema o l’effetto come la “testa” di un pesce, mentre le possibili categorie di cause sono rappresentate dalle “spine” che si diramano dalla spina dorsale. Le categorie di cause più comuni, nell’ambito del contesto aziendale, sono le cosiddette “6M”:

Manpower (Manodopera), Methods (Metodi), Materials (Materiali), Machines (Macchinari), Measurement (Misurazione) e Mother Nature (Ambiente). Nell’ambito scolastico queste categorie devono essere adattate al contesto specifico dell’analisi. Per ogni categoria principale, vengono poi identificate le cause secondarie e terziarie attraverso un processo di brainstorming e di analisi del “perché”.

Il Diagramma di Ishikawa facilita la comprensione delle relazioni causa-effetto e aiuta i team a concentrarsi sulle radici del problema piuttosto che sui sintomi, promuovendo un approccio strutturato alla risoluzione dei problemi e al miglioramento continuo.

L’utilizzo dei suddetti strumenti ha permesso ai docenti di accostarsi alle problematiche della dispersione in modo più razionale e meno “caotico”.

3) Il terzo incontro, partendo dalle conclusioni evidenziate dagli strumenti di analisi ha portato a delle considerazioni relative alle azioni da implementare per il prossimo anno scolastico con l’ulteriore stesura di un “Manifesto sulla dispersione scolastica”. Esso è nato, quindi, dal desiderio di condividere l’esperienza professionale in cui ciascun docente ha mostrato sensibilità, contribuendo a promuovere un significativo interesse nei confronti di un fenomeno che ha la necessità di elevare il livello delle dinamiche relazionali sottese al processo di insegnamento/apprendimento e il contributo responsabile della famiglia e degli altri attori territoriali (enti, associazioni professionali e terzo settore), a tutela del presente e del futuro delle giovani generazioni cui è strettamente collegato il progresso culturale, materiale e immateriale, della società.

In esso vengono, inoltre evidenziate le strategie di contrasto da mettere in campo.

Tra i primi interventi occorre implementare delle significative pratiche di accoglienza e di orientamento che rappresentano percorsi essenziali per fronteggiare il disagio giovanile e scolastico con tecniche comunicative, strategie motivazionali e metodologie didattiche a sostegno di una relazione educativa che miri alla crescita personale e all’apprendimento, perché nessuno venga lasciato indietro nel percorso educativo.

Grande importanza dev’essere data allo spazio educativo degli ambienti di apprendimento, in quanto essi rappresentano una parte integrante dello sviluppo cognitivo e sociale per programmare specifici interventi di didattica inclusiva in cui allievi, educatori, docenti si sentano a loro agio e sviluppino il piacere di fare insieme.

Occorre implementare una risposta sistematica gestita dal Dirigente e dai docenti per realizzare un intervento strutturato, (permanente e continuo), differenziato (flessibile e misurabile) e territoriale (interistituzionale e comunitario), nei confronti delle difficoltà che impediscono ad alunni e alunne di vivere positivamente la scuola nel contesto sociale di riferimento.

La Scuola dovrebbe porsi come centro propulsivo per una progettualità declinata sull’analisi dei dati relativa alla situazione specifica di contesto e pianificata da un piano esecutivo scandito nei tempi e nei modi ed aperto al dialogo, per realizzare un efficace processo di costruzione della comunità educante, come espressione di un’idea condivisa, fondata su un approccio partecipativo, cooperativo, solidale della società, con delle alleanze territoriali tra scuole, enti locali, soggetti del terzo settore e del civismo attivo centrate sulla pari dignità e sul reciproco riconoscimento di tutti gli attori coinvolti, anche attraverso la promozione di un Patto educativo di comunità.

5. Considerazioni conclusive

La dispersione scolastica, sia quella “esplicita” sia quella “implicita”, rappresenta una delle principali sfide del sistema educativo contemporaneo. È un fenomeno che colpisce trasversalmente, ma che ha radici profonde in disuguaglianze sociali, lacune educative e difficoltà personali. Combatterla significa investire nella scuola, nell’innovazione didattica, nella formazione degli insegnanti e nella costruzione di un sistema educativo davvero inclusivo.

La scuola non può essere solo un luogo di trasmissione di contenuti, ma deve diventare un ambiente di vita e di crescita, dove ogni studente possa sentirsi accolto, valorizzato e messo nella condizione di apprendere. Solo così sarà possibile garantire un futuro equo e sostenibile per le nuove generazioni.

 
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